L’uomo della TV

Nel contesto di quello che sarebbe dovuto essere un appuntamento di lavoro,  ho raggiunto a casa l’uomo della tv, siamo andati subito dopo in una vicina taverna a mangiare. Durante il pranzo abbiamo intrattenuto una conversazione piacevole. Subito dopo mi ha chiesto se avessi voglia di prendere un caffè a casa sua, ho accettato. Ci siamo accomodati sul divano, una sala ampia con vetrate che danno sull’esterno, una bella atmosfera. Credevo fosse giunto il momento in cui ci saremmo confrontati sul tema per cui eravamo lì, il lavoro. Abbiamo parlato rapidamente di alcuni dettagli e poi subito dopo ha iniziato a parlare della mia professione. L’uomo della tv continuava ad intrattenere con me un dialogo ironico, provocatorio, definendomi come un venditore di fuffa. Mi ha più volte detto che il mio atteggiamento serafico nascondeva invece i demoni e che per quanto fossi un venditore di fumo, da fuori sembravo credibile. Il mio atteggiamento in risposta a queste affermazioni è stato sempre di apertura, ci ho riso su e l'ho contraddetto quando mi sono sentito di farlo, ma la sensazione era come se lui pensasse di aver capito tutto su di me. Come se meglio di me sapesse leggere nelle profondità del mio spirito continuando a punzecchiarmi. Il livello di stima e fiducia che avevo per lui fino a quel momento era totale, non c'era niente nell'aria che fosse fuori posto.

La dinamica però è iniziata a cambiare quando la conversazione si è fatta più allusiva, spesso dopo aver espresso dei concetti continuava a chiedermi, ci siamo capiti no? Io a questo suo incalzare rispondevo in modo affermativo, mi sembrava di aver capito. Eppure ad un certo punto mi chiede se io fossi un abbraccione. Ho immaginato intendesse sapere se mi piacevano gli abbracci e io gli ho risposto che sì mi piacevano, ma non con tutti. Mi trovavo sul divano con lui seduto alla mia destra quando ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più e abbracciandomi poco dopo. Fin li niente di male, avevamo sicuramente instaurato una buona connessione ed essendo una persona empatica ho ricambiato l’abbraccio. Non che ci sia una durata standard, ma ben presto ho iniziato a sentirmi sempre più a disagio fino a quando ho cercato di sfilarmi, percependo la netta sensazione che di lì a poco avrebbe potuto baciarmi. Ho fatto appena a tempo a mettermi di fianco, quando lui avvicinandosi al mio viso, mi ha fatto una carezza che ho incassato mal volentieri. A quel punto non vedevo l'ora che finisse quella follia. Quasi come a rallentatore mi sono accorto che aveva accavallato la sua gamba sulla mia, come per farmi preda di quel suo tentativo maldestro di approccio. Mi sentivo frastornato da quei contorni che stavano rapidamente assumendo un’immagine cupa e sicuramente non voluta, così ho preso le distanze e mi sono seduto più distante. Quello che per chiunque sarebbe stato un momento imbarazzante in cui uno dei due ha evidentemente frainteso o per meglio dire, del tutto ignorato i chiari segnali intercorsi fino a quel momento, per l’uomo della tv sembrava invece essersi innescata una sfida. Era totalmente a suo agio mentre io mi nascondevo sempre di più dietro al mio aplomb, in un disagio galoppante misto alla voglia di teletrasportarmi su un altro pianeta.

Era come se potesse nutrirsi del mio imbarazzo. Ricordo di avergli detto che notavo in lui una forte capacità mentale e persuasiva, ma che a me non piaceva quando mi rendevo conto che tali capacità vengono usate per manipolare le persone. Al solo pronunciare quella parola è trasalito, dicendomi ma come manipolare, stai parlando forse a te stesso? Io ho risposto che no, non stavo parlando di me. A quel punto con fare ironico mi dice che è evidente che io sia un manipolatore e anche un perverso. Mi sono così interrogato e gli ho chiesto cosa intendesse perché tra le tante sfumature che mi descrivono, non credevo che perverso fosse pertinente, né tanto meno sentivo di essere un manipolatore. Lui mostrava assoluta confidenza nelle sue parole continuando a darmi l'impressione di credere di saperne molto di più, di quanto io stesso sapessi sul mio conto. Ricordo a quel punto di avergli detto che verso gli uomini non ho mai provato nessuna attrazione fisica. Che riesco a vederne la bellezza, ad apprezzarne il carisma, ma che il pensiero di un contatto carnale non mi attrae affatto. L’uomo della tv con nonchalance mi risponde che poco prima, il nostro abbraccio sarebbe stato naturale per lui concluderlo con un bacio in bocca. Per quanto in quel momento fossi contento di averne colto l’arrivo e di conseguenza aver fatto in tempo a girarmi, gli ho detto che invece per me non era per niente la naturale conseguenza del nostro abbraccio. Che per me il bacio in bocca era qualcosa che aveva a che fare con la sfera dell’intimità e quindi con il desiderio. Insomma pensavo a quel punto di aver chiarito ancor di più la mia posizione in merito ai miei gusti sessuali, per altro non ritenendo fosse quella la sede più opportuna per farlo. Bisogna ricordare che io ero lì perché invitato da lui per discutere di quello che per me era una grossa opportunità. Ero lì perchè speranzoso di mettere a terra un progetto che volava come un palloncino nei miei sogni ormai da settimane. A quel punto l’uomo della tv prende una sedia e si siede di fronte a me. Mentre parliamo all'improvviso mi viene incontro  invitandomi goffamente ad un nuovo contatto che però, proprio perché inaspettato e non voluto mi coglie di sorpresa. Si getta su di me e il peso del suo corpo schiaccia sul mio facendomi rimanere bloccato sotto. In un attimo mi ritrovo con la testa schiacciata sui cuscini del divano e lui sopra di me che non accenna a spostarsi. Per qualche secondo sono rimasto immobile come in stato di  shock, poi istintivamente ho detto: 

“E vabbè però fino ad una certa”. 

Nel momento in cui ho pronunciato quelle parole  si è ritratto  lasciandomi nuovamente libero di muovermi. Ho realizzato in quel momento che l’uomo della tv, aveva appena tentato di sottomettermi sul suo divano, buttandosi su di me senza alcun motivo e senza che gli avessi dato il permesso di farlo. Ci torniamo a guardare negli occhi e mi osserva divertito dicendomi che era contento perché finalmente lo avevo detto e potevo ora stare tranquillo. Io gli ho risposto che ero tranquillo soprattutto perchè sapevo che all'occorrenza sapevo di potermi difendere, non era vero. Mi sentivo completamente sopraffatto e il cuore mi rimbalzava nella gola come un flipper. Quella situazione si era capovolta in breve tempo e da opportunità incredibile si era tinta velocemente di viscido. Lui sembrava essere ancora perfettamente a suo agio quando è riuscito anche a dirmi che era palese che io fossi un cripto gay e che lo avevo rifiutato solo per preservare il nostro rapporto, ma che se ci fosse stato un altro uomo sicuramente ci sarei stato. Io gli ho risposto che si sbagliava e che in nessuna circostanza l'avrei trovato invitante. Gli ho chiesto poi se per cripto gay intendesse un gay criptico, quindi nascosto o inconsapevole. L’uomo della tv mi ha risposto che era palese che fossi gay, ma che in realtà non lo sapevo ancora. Come se non bastasse ha continuato a dirmi che sicuramente in futuro mi capiterà di avere un rapporto con un uomo e che a quel punto saprò che aveva avuto ragione fin dall'inizio. Mi ha anche detto che non voleva più vedermi se non per lavoro perché io secondo lui ero pericolosissimo. Continuavo ad essere disorientato, ma ho fatto in modo che il nostro incontro andasse spedito verso la sua conclusione. A quel punto come se nulla fosse mi ha  offerto un secondo caffè, ho accettato. Dopo quello che avevo vissuto, non volevo dargli anche la soddisfazione di far trasparire tutto il mio imbarazzo e profondo senso di vergogna. Poco prima di uscire gli ho detto che aveva ragione a definirsi seduttore, soprattutto perchè nel mio caso averlo rifiutato, sembrava proprio che lo avesse eccitato ancor di più. Dopo questa mia affermazione ha fatto un ghigno davvero agghiacciante.

Gli ho ricordato più volte che non avevo bisogno né della tv né desideravo qualcosa di materiale e  quindi ribadito che se una cosa non mi faceva sentire a mio agio non l’avrei fatta. Mentre salgo in macchina e vedo il cancello aprirsi sento un profondo senso di salvezza e gratitudine. Ero fuori da quell'incubo. Poi subito dopo mi è arrivato addosso il peso della vergogna, del ribrezzo e della rabbia per aver subito a tutti gli effetti una violenza. Ho immediatamente pensato che a me in quanto uomo in grado di esercitare forza fisica, era andata fin troppo bene, ma ho provato tristezza nell'immaginare quanti prima di me avevano vissuto esperienze simili se non  peggiori. Quanti prima di me per motivi che non possiamo immaginare, hanno dovuto subire atti spregevoli di subordinazione e abuso. Ho sentito per tutta la sera mentre tornavo a casa il suo profumo addosso e ho provato rigetto e una sensazione di vomito ogni volta che quell'odore entrava nelle mie narici. E' una pagina triste della mia vita che però mi ha portato tanta trasformazione. Rimanere in silenzio significa arrendersi al mostro che in questo caso non è neanche lui nello specifico, ma un modo raccapricciante di esercitare il potere che abbraccia purtroppo categorie molto vaste del mondo in cui viviamo.

Sapere che in tv ci sono persone che abusano del loro piccolo potere per sfogare le proprie pulsioni sessuali potrà sembrare per molti tristemente normale, io lo trovo ripugnante. Soprattutto perché avvenuto senza che ci sia la benchè minima forma  di consenso o desiderio di corrispondenza. Posso purtroppo dire che un conto è saperlo o immaginarlo, un conto è viverlo seppur in maniera ridotta sul proprio corpo. Nei giorni seguenti ho immediatamente pensato di denunciare l’accaduto, esponendo l’uomo della tv al destino che merita, l’oblio. Purtroppo confrontandomi con l’avvocato, sono stato messo davanti ad una realtà molto triste. Senza prove era la mia parola contro la sua, e per di più essendo un personaggio pubblico avrei potuto incorrere in una contro querela con richiesta danni annessa. L’uomo della tv si è mosso conscio che a lui nulla poteva succedere, abusando della mia ingenuità e del rapporto di fiducia che credevo ci fosse. Il mio voler raccontare questo episodio, seppur in forma anonima, risiede nell'augurio che nessuno debba subire più quello che ho dovuto vivere io e nel non volermi rifugiare vigliaccamente in un grigio: “è così che va il mondo”.

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